05.10.2018
Ettore Novellino - Professore Ordinario di Chimica farmaceutica e tossicologica, Facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II
Il termine biodiversità indica la varietà degli esseri viventi che popolano la Terra, e può essere definita come la ricchezza delle forme di vita presenti sulla Terra: piante, animali e microrganismi, i geni che essi contengono, i complessi ecosistemi che essi costituiscono nella biosfera. La straordinaria varietà di organismi, piante, animali, ecosistemi collegati gli uni agli altri ma tutti indispensabili.
La biodiversità è stata definita dalla Convention on Biological Diversity come “la varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono, evidenziando che essa include la diversità a livello genetico, specifico ed ecosistemico”.
Tale specificità si riferisce alla forma e alla struttura degli esseri viventi, ma anche alla abbondanza e alla distribuzione oltre che a tutte le possibili interazioni tra le diverse componenti in un sistema globale a livello planetario. La biodiversità include anche la diversità culturale influenzata da fattori comuni come la biodiversità genetica, di specie o collegata all’ecosistema.
La relazione tra cambiamenti climatici e biosfera, tra biodiversità e sviluppo sostenibile, biodiversità dei sistemi agro-forestali, organismi geneticamente modificati e tecniche di miglioramento genetico sono fattori determinanti grazie ai quali la Natura è in grado di fornirci cibo, acqua, energia e risorse. È la biodiversità, sinonimo di varietà, di coesistenza di forme di vita diverse selezionate nel corso dei millenni, che può garantire la sopravvivenza della vita sulla Terra. La perdita di biodiversità contribuisce all’insorgenza di problematiche legate alla salute come all’alimentazione, oltre che a fenomeni estremi, come inondazioni o tempeste, capaci di diminuire il livello della salute all’interno della società, e sottrarre risorse all’uomo come all’ambiente nel quale egli vive.
Il cambiamento degli habitat, l’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali, l’introduzione e la diffusione di specie invasive e i cambiamenti climatici, l’alterazione irreversibile degli equilibri che governano l’ecosistema portano a conseguenze drammatiche sugli equilibri del nostro ecosistema incidendo anche sulla salute.
La scomparsa di specie animali, di piante e microrganismi può determinare l’indebolimento dell’intero sistema che si oppone alla diffusione dei patogeni, ad esempio rendendone più probabile il passaggio all’uomo.
Questo impatta in vario modo sulla condizione di vita, imponendo una riflessione sul fatto che il diritto alla salute, implica anche quello all’ambiente, e quindi alla biodiversità. Aspetti questi, probabilmente, non ancora completamente recepiti e condivisi dal sistema normativo corrente.
La biodiversità globale è diminuita drasticamente a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, e si ipotizza che il tasso di estinzione di alcune specie possa ulteriormente aumentare nell’arco dei prossimi decenni. Tale circostanza potrebbe creare uno scenario nel quale alcune condizioni patologiche, in particolare quelle infettive, diventino una emergenza.
Le variabili coinvolte nell’emergenza delle malattie infettive sono molteplici; tuttavia se la biodiversità diminuisce e al contempo aumenta il contatto antropico, connesso al cambiamento nell’uso del territorio, alla crescita della popolazione e al cambiamento delle abitudini, il rischio che si manifestino malattie infettive può diventare rilevante. D’altra parte il diritto alla salute è imprescindibile. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, lo definì come “Uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non consiste soltanto nell’assenza di malattia o infermità. È uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano, qualunque ne siano la razza, la religione, le opinioni politiche e le condizioni economiche-sociali”. La salute è una risorsa che permette alle persone di condurre una vita produttiva sotto il profilo personale, sociale ed economico, non l’obiettivo del vivere. Immaginare una politica per la salute non può prescindere dalla sua promozione, e questo implica la messa in opera di opportune politiche sociali, agricole, della pianificazione urbana, a tutela del territorio e della biodiversità delle specie che lo popolano.
Fattori personali, socioeconomici e ambientali determinano lo stato di salute degli individui e delle popolazioni come quello delle specie che popolano l’intero ecosistema. Proteggere e tutelare gli animali, le piante e tutti gli ecosistemi del nostro pianeta contribuisce a preservare la nostra salute. La fonte di nutrienti per l’organismo è costituita infatti da micro e macronutrienti, tutti contenuti in piante ed animali che costituiscono la fonte, insieme all’acqua, di tutto ciò che serve al metabolismo delle specie viventi. La biodiversità garantisce che questa fonte sia sempre adeguata alle necessità degli organismi ed alla loro evoluzione. Interrompere questo ciclo o rallentarlo costituisce un rischio per la sopravvivenza delle specie.
Una recente analisi realizzata dal Segretariato della Convenzione sulla diversità biologica e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e che si avvale del contributo di molte associazioni, mette in evidenza il collegamento tra il benessere umano e la diversità biologica, che è notevolmente complesso. L’attuale perdita di biodiversità che sta avvenendo a ritmi senza precedenti sta alterando un delicato equilibrio. Biodiversità e salute, quindi, sono strettamente interconnesse ed hanno un impatto una sull’altra. La qualità dell’acqua e dell’aria, impattano sulla produzione degli alimenti di origine vegetale e animale, e quindi sulla nutrizione e sulla diversità microbica e conseguentemente sulle malattie trasmissibili.
La biodiversità è fonte di cibo come di medicine e di energia e svolge funzioni fondamentali che vanno dalla regolamentazione di parassiti e malattie al mitigamento del cambiamento climatico e delle catastrofi naturali. Si pensi ad esempio al grande servizio che animali insettivori, una volta decisamente presenti nelle nostre città e oggi al contrario in decremento demografico, danno, eliminando vettori di malattie come insetti parassiti (ad esempio le zanzare).
L’adozione di stili di vita compatibili con la tutela della biodiversità, spinge fortemente a mobilitare il settore della sanità pubblica e a intraprendere misure concrete per contrastare gli elementi che mettono a rischio i delicati equilibri ecosistemici. Anche i decisori politici dovrebbero riconoscere l’evidente collegamento tra salute e biodiversità e adattare di conseguenza le proprie politiche nazionali. Per le malattie emergenti, l’osservazione che un microbioma più diversificato all’interno di un ospite sopprime ceppi resistenti ai composti antimicrobici suggerisce che evitare l’uso eccessivo di questi composti in medicina e in agricoltura può impedire l’insorgenza di ceppi resistenti.
Nonostante i recenti progressi nella comprensione della biodiversità e delle malattie, resta ancora molto da fare. Sarebbe opportuno ad esempio aumentare il numero delle malattie studiate in relazione ai possibili effetti della variazione o della perdita di biodiversità sulla trasmissione della malattia stessa su una scala spaziale e temporale. L’attuazione di politiche specifiche che mettano tutti gli individui in condizione di comprendere meglio il rischio connesso alla perdita di biodiversità in campo vegetale o dei microrganismi sarebbe auspicabile. I settori che richiedono una maggiore attenzione per l’impatto che hanno sono infatti le coltivazioni e i prodotti del settore agroalimentare dato che sono la fonte dei macro e micro nutrienti necessari al metabolismo. Lo studio e l’attenzione verso nuove varietà e nuove specie a volte trascurate sia vegetali che animali, aiuterebbe a produrre nuovi alimenti con maggiore apporto di nutrienti o che consentano di arricchire con componenti farmacologicamente attivi la dieta prevenendo l’insorgenza di malattie e non soltanto fornendo apporto calorico e nutrizionale.
I fattori che impattano in maniera profonda su questi aspetti riguardano il cambiamento climatico, lo scambio biotico, l’inquinamento dei nutrienti, le condizioni socioeconomiche che possono interagire con la biodiversità e influenzare le dinamiche della malattia con conseguente rilevante impatto sul benessere umano. Appare dunque evidente come sia necessario preservare da un lato gli ecosistemi naturali e la biodiversità in essi contenuta che garantiscono il futuro in termini di vantaggio per la diversificazione dell’alimentazione e dall’altro lato un utilizzo ottimale delle risorse disponibili nella direzione di alimenti che possano garantire apporto ottimale di nutrienti (nuovi alimenti completi) senza alterare l’ecosistema e aiutando l’organismo a ridurre il rischio di incidenza di malattie.