04.07.2018
Vendere ai Gruppi d’acquisto comporta modifiche nell’organizzazione aziendale, ma comporta diversi vantaggi. Ecco quali
I Gruppi d’Acquisto e il Gruppo d’Offerta di Campagna Amica
Campagna Amica promuove e sostiene nei suoi mercati e con le sue aziende i Gruppi d’acquisto. In questo caso il comparto alimentare diviene preminente anche se i prodotti proposti possono anche essere di natura diversa.
Molti Gruppi d’acquisto già comprano i prodotti di molte aziende agricole accreditate nell’albo di Campagna Amica, quindi sono già presenti sui territori dei gruppi d’offerta (gruppi di aziende) che Campagna Amica sta strutturando.
Alcuni Gruppi d’acquisto, in fase di costituzione, sono legati nella prima fase di avviamento alla presenza dei mercati degli agricoltori di Campagna Amica.
Questi, infatti, diventano il luogo di raccolta e smistamento dei prodotti a fronte della prenotazione effettuata dagli aderenti ai Gruppi d’acquisto. In tal senso il fatto che i produttori agricoli si riuniscano in un mercato può diventare vantaggioso perché gli ordini non devono raggiungere più un quantitativo così elevato da giustificare lo spostamento del furgone del produttore per la consegna. Quello che si compone perciò all’interno di un mercato di Campagna Amica è un vero e proprio gruppo d’offerta nel quale i produttori hanno la possibilità di costituire un catalogo di prodotti fruibile dal Gruppo d’acquisto e dal singolo.
Quale interesse per un’azienda?
Se la scelta di vendere i propri prodotti ai Gruppi d’acquisto non sembra comportare variazioni di rilievo nell’offerta, vendere ai Gruppi d’acquisto comporta certamente delle modifiche nell’organizzazione aziendale: dal ripensamento degli spazi (punto vendita aziendale, confezionamento, stoccaggio, mezzi di trasporto) alla comunicazione (sito web/forum, mail, telefono), fino all’apertura dell’azienda all’esterno (visite aziendali e altre attività che richiedono accompagnamento/assistenza).
In alcuni casi, inoltre, ci sono state variazioni nella gestione delle risorse lavorative: può essere necessario ad esempio riorganizzare il personale ed impiegarlo in maniera differente, o addirittura potenziare la forza lavorativa in azienda, destinando le nuove risorse al magazzino, al trasporto, alla comunicazione.
Un vantaggio generale è relativo all’abbattimento degli sprechi. Più del 33% del cibo prodotto viene buttato nella pattumiera. Questo non è accettabile sotto tutti i punti di vista. Il problema nasce anche nella sovrapproduzione di cibo che, se da un lato con il l’utilizzo costante di sistemi di coltivazione intensivi riduce la fertilità del terreno, dall’altro genera quantità inutilizzate di cibo che essendo deperibili devono essere smaltite con costi assai elevati. Una delle soluzioni sta nel produrre in modo più razionale, cioè solo ciò che può essere consumato, con l’attenzione a non cadere nelle trappole commerciali che determinano i prezzi. I Gruppi d’acquisto possono essere una chiave di questa soluzione. Infatti, all’inizio dell’annata i produttori devono programmare che cosa seminare nei loro campi. Se in quel momento il produttore ha la certezza di poter vendere dei quantitativi di prodotto a dei Gruppi d’acquisto che hanno pagato sempre in modo regolare, potrà seminare seguendo un criterio che riduce molto gli sprechi. Ciò perché in genere tutta la produzione viene venduta e i produttori non sono in balia di un mercato globale che un giorno compra e il giorno seguente no, perché magari il prodotto quel giorno proviene da un altro continente.
Il sistema di vendita e la distribuzione dei prodotti che si sono instaurati fra produttori e consumatori rendono l’intero sistema più sostenibile ed “efficiente”. Le verdure, raccolte giornalmente, sono suddivise in un numero di buste o cassette equivalente al numero di ordini ricevuti. Le buste contengono un po’ di tutto: carote, insalate, verdure da cuocere, cipolle, insomma, quello che occorre a una famiglia per la settimana, ma anche sulla base della disponibilità, cioè di quello che l’azienda produce in quel dato momento, in una parola… di stagione.
Gli sprechi praticamente sono pari a zero perché tutto quello che viene prodotto finisce nelle buste dei consumatori e per l’agricoltore, se le previsioni di inizio anno sono state corrette (di norma avvengono sulla base dei volumi ordinati e venduti l’anno precedente), non c’è nulla che non valga la pena di essere raccolto.
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