13.10.2015

La nuova Pac mette al centro la filiera corta e la biodiversità

Qualità, prodotti locali e km zero acquisiscono sempre più importanza nelle politiche di sviluppo rurale. L’obiettivo è riequilibrare valore e peso all’interno del settore agroalimentare

La nuova politica di sviluppo rurale europea mette la Filiera Corta al centro di un ampio progetto di sostegno all’agricoltura. Da quest’anno quindi non sarà più solo un semplice strumento di sostegno come in passato, ma diventerà uno mezzo necessario allo sviluppo delle produzioni agricole.
Nella PAC (Politica Agricola Comune), la Filiera Corta viene proprio inquadrata come strumento per “promuovere l’organizzazione della filiera agroalimentare e la gestione dei rischi nel settore agricolo”. Un ruolo determinante, dunque, che punta a “migliore integrazione dei produttori primari nella filiera agroalimentare attraverso i regimi di qualità, la promozione dei prodotti nei mercati locali, le filiere corte, le associazioni di produttori e le organizzazioni interprofessionali”.
La nuova PAC indica anche la strada per raggiungere questi obiettivi: “gli Stati membri possono inserire nei programmi di sviluppo rurale dei sottoprogrammi tematici, che contribuiscano alla realizzazione delle priorità dell’Unione in materia disviluppo rurale e rispondano a specifiche esigenze riscontrate, in particolare per quanto riguarda le filiere corte” (è uno dei punti indicati).
Insomma, la Filiera Corta assume un ruolo primario e questo posizionamento nel sistema alimentare si può già considerare un importante traguardo per gli agricoltori, che si affermano in un nuovo e più giusto equilibrio di rapporti economici e relazionali, lungo la filiera. In questo modo le viene riconosciuto più valore per i prodotti e i servizi e allo stesso tempo si determina una “rete agricola” forte ed efficace in grado di presidiare le campagne, di contrastarne la desertificazione e la cementificazione, oltre a sviluppare il turismo rurale attirando nelle campagne sempre più persone.
Naturalmente chi beneficia a tutti gli effetti della filiera corta è il consumatore: prodotti sempre freschissimi e non manipolati industrialmente che permetteranno di riscoprire i sapori di una volta,  origine certa e tracciabilità garantita; informazioni assicurate sui metodi di coltivazione e allevamento; racconto delle tradizioni, delle storie, delle ricette delle campagne che garantiscano la tutela della cultura dei prodotti e dei territori e che consentano di instaurare  relazioni gratificanti tra cittadini e agricoltori.
Indubbi anche i vantaggi per l’ambiente, visto che la Filiera Corta contribuisce attivamente alla tutela della biodiversità e alla riduzione dell’inquinamento: si usano pochissime confezioni e seguendo la stagionalità, e mangiando quindi a km 0, si emette meno Co2 nell’aria. Inoltre, la filiera corta può essere un valido strumento per generare pratiche sostenibili nella produzione, distribuzione e consumo, vedi i progetti che riguardano l’agricoltura biologica, la riduzione degli sprechi e l’utilizzo delle tecnologie a basso consumo energetico.
Il presente articolo rientra nel progetto “La Campagna ti informa” cofinanziato dall’Unione Europea – DG AGRI. I pareri in esso espressi impegnano soltanto l’autore e non possono essere considerati come costituenti una presa di posizione ufficiale della Commissione Europea.

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