23.11.2023

Unesco, 1 italiano su 3 all’estero cerca piatti made in Italy

Il 31,6% degli italiani in viaggio all'estero va alla ricerca di cibo made in Italy

Quasi 1 italiano su 3 (31,6%) in viaggio all’estero cerca locali e ristoranti dove può mangiare italiano per non rinunciare ai sapori di una tavola considerata la migliore del mondo e candidata dal Governo a diventare patrimonio immateriale dell’umanità per l’Unesco. È quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Censis su “La guerra in tavola” diffusa in occasione dell’apertura del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti con la collaborazione dello studio The European House – Ambrosetti a Villa Miani a Roma, dove è stata inaugurata la prima esposizione degli orrori serviti nel piatto all’estero nel nome del Made in Italy a tavola, dai beeferoni alle chicken fettuccine fino al lasagne kit.

La candidatura della pratica della cucina italiana per l’iscrizione nella Lista rappresentativa dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità dell’Unesco arriva dopo l’approvazione da parte del Governo del Disegno di Legge su “Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del Made in Italy” che prevede l’istituzione di un ente per la certificazione di qualità a favore della ristorazione italiana all’estero, con ben l’87% degli italiani che ritiene importante per verificare la reale origine dei piatti serviti.

Un riconoscimento per il padre della cucina italiana Pellegrino Artusi nato nel 1820 e autore del primo codice alimentare dell’Italia unita “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” che diede un contributo fondamentale per amalgamare, prima a tavola e poi nella coscienza popolare, le diverse realtà regionali con un comune senso d’appartenenza. È anche grazie al prezioso lavoro di Artusi se l’agroalimentare italiano in pochi anni da una economia di sussistenza ha saputo conquistare primati mondiali e diventare simbolo e traino del Made in Italy.

Nonostante il rischio sempre in agguato di ricette “sbagliate” o ingredienti taroccati, la ristorazione all’italiana è la più diffusa e apprezzata nel mondo con un valore che raggiunge i 205 miliardi di euro e registra i maggiori livelli di penetrazione negli Usa, con il 33% del totale dei ristoranti, e in Brasile (28%), ma ottimi risultati si raggiungono anche in Francia (22%), Spagna (24%), India (24%), Germania (16%), Cina (14%), Corea del Sud (12%) e Regno Unito (11%) secondo l’analisi della Coldiretti sul Foodservice Market Monitor 2022 di Deloitte.

Una rete commerciale che rappresenta troppo spesso il mercato di sbocco di oltre 120 miliardi di falsi cibi italiani con un “turbo marketing” selvaggio che spesso stravolge i piatti della dieta italiana con piatti e ricette improponibili: dagli spaghetti con polpette in lattina ai rigatoni con pollo e pesto. E gli esempi di questa galleria degli orrori a tavola non mancano, alcuni dei quali esposti a Villa Miani: dagli “Spaghetti and Meatballs” con le polpette di carne ai “Beefaroni”, rigatoni in lattina con sugo di carne, dal “Zesty Robusto Italian”, uno strano condimento, alle “Chicken Fettuccine” con il pollo, dai “Rigatoni with chicken and pesto” con pollo e pesto al Parmesan vegetariano, dalle Lasagne Kit alla Carbonara sauce fino alla pizza con l’ananas o le lasagne servite con la ricotta.

Senza dimenticare che una delle ricette più popolari negli Usa, la “macaroni and cheese”, si ottiene cucinando la pasta con una salsa a base di formaggio, molto spesso cheddar di produzione Usa. Per non parlare della carbonara che negli States preparano col bacon al posto del guanciale e la panna o lo yogurt per dare consistenza o il pesto che viene usato come una salsa da usare su tutto, dai crostini al pane fino al pollo. Esistono anche varianti di ricette della tradizione popolari come la bruschetta che negli Usa si è trasformata nel garlic bread con il pane imbottito di pezzi di aglio o annegato nel burro aromatizzato all’aglio. E se in Italia il condimento immancabile è a base di olio extravergine di oliva, all’estero si usa spesso l’olio di soia. Una flessibilità che riguarda anche i piatti più semplici della tradizione tricolore come la caprese con la versione americana che utilizza la mozzarella di produzione locale, molto diversa da quella italiana e non solo nella forma.

La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy offre terreno fertile alla proliferazione di falsi prodotti alimentari italiani che hanno raggiunto nel mondo l’astronomica cifra di 120 miliardi di euro ed è anche per questo che è importante fare chiarezza sulla cucina italiana nel mondo con il riconoscimento come patrimonio Unesco” sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel precisare che “Il valore delle esportazioni di cibo Made in Italy ha raggiunto il record storico di 60,7 miliardi ma sono convinto che ci siano le condizioni per arrivare a 100 miliardi nel 2030, utilizzando il Pnrr per colmare il gap infrastrutturale e logistico del nostro Paese ma anche mettendo uno stop alla contraffazione alimentare internazionale”.

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