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14.07.2020

L’agricoltura sociale che fa bene all’Italia

Presentato il 1° Rapporto Coldiretti a Roma a Palazzo Rospigliosi alla presenza del Presidente Ettore Prandini e del ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova

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Per sostenere le famiglie in difficoltà, gli anziani, i bambini, i disabili e le fasce più disagiate della popolazione travolte dalla crisi generata dall’emergenza sanitaria scende in campo la prima rete nazionale delle fattorie sociali di Coldiretti per offrire nuovi servizi nelle campagne dove all’aria aperta è più facile il rispetto del distanziamento e minori i rischi di contagio. È quanto emerge dal primo rapporto di Coldiretti dedicato a “La vera agricoltura sociale fa bene all’Italia” presentato a Roma a Palazzo Rospigliosi alla presenza del Presidente della Coldiretti Ettore Prandini e del ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova alla quale è stato donato il primo gel disinfettante a base di prodotti naturali come lavanda e timo prodotto durante il lockdown da una fattoria sociale di Comano Terme (TN) che produce erbe officinali e  accoglie in azienda bambini per la didattica e persone in difficoltà per interventi assistiti con gli animali.

Dai primi centri estivi rurali per i bambini agli agriospizi per gli anziani, dalla cura delle dipendenze al reinserimento lavorativo, dall’ortoterapia alla pet therapy, dall’assistenza sanitaria e psicologica all’integrazione culturale, sono solo alcune delIe opportunità offerte dal nuovo welfare “verde” per affiancare il sistema dei servizi pubblici messo sotto pressione.

Lungo tutta la penisola sono circa 9mila le fattorie impegnate nel sociale con un aumento di 7 volte dal 2013 in grado di offrire oggi un valore di servizi sanitari ed educativi che ha raggiunto il miliardo di euro secondo le stime della Coldiretti. Nell’ultimo anno oltre 40mila famiglie hanno usufruito dei servizi nati grazie all’impegno sociale degli agricoltori con azioni di aiuto e sostegno a disabili motori e cognitivi, a persone con autismo, a detenuti ed ex detenuti, a minori disagiati o con difficoltà di apprendimento, a donne vittime di abusi, ad anziani, a persone con problemi relazionali oppure con dipendenze fino ai disoccupati e agli stranieri.

Una area di disagio molto ampia cresciuta ancora di più in questi mesi di pandemia con oltre un milione i nuovi poveri che hanno bisogno di aiuto anche per mangiare per effetto della crisi economica e sociale provocata dall’emergenza e dalla conseguente perdita di opportunità di lavoro con persone e famiglie che mai prima d’ora avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche. Una crisi collettiva nazionale trasversale per demografia e lavoro senza precedenti dai tempi del dopoguerra e che può trovare delle risposte nelle esperienze di agricoltura sociale diffuse su tutto il territorio nazionale: il 52,4% al Nord, il 21,4% al Centro e il 26,2% al Sud. Il nuovo welfare “verde” nasce dall’innesto dei percorsi di riabilitazione e di reinserimento sociale grazie ad attività agricole tradizionali come la coltivazioni, l’allevamento, l’agriturismo, le fattorie didattiche e anche le vendite dirette che coinvolgono l’80% delle fattorie sociali italiane la cui dimensione media raggiunge i 24 ettari più del triplo delle altre aziende agricole.

Oggi produrre in agricoltura non vuol dire soltanto portare il buon cibo sulle tavole degli italiani, ma rispondere a precise necessità della società in ambiti diversi. Grazie agli agricoltori si realizzano progetti che offrono servizi di qualità a persone svantaggiate con percorsi di integrazione e formazione che spesso sfociano in contratti di lavoro che restituiscono dignità e traiettorie di futuro” spiega il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “nei prodotti e nei servizi offerti dall’agricoltura non c’è solo il loro valore intrinseco, ma anche un bene comune per la collettività fatto di tutela ambientale, di difesa della salute, di qualità della vita e di valorizzazione della persona”.

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