03.12.2018
Sono sempre di più le imprese agricole in tutta Italia che si fanno promotrici di attività di inclusione sociale a favore di persone deboli o svantaggiate
Il 3 dicembre si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale delle persone con disabilità. Questo appuntamento, sin dal 1981, si propone di promuovere una più diffusa e approfondita conoscenza sui temi della disabilità, sostenere la piena inclusione delle persone in ogni ambito della vita e combattere qualsiasi forma di discriminazione e violenza. Anche l’agricoltura, mondo che apparentemente potrebbe sembrare distante da queste tematiche, può proporre soluzioni, nuove politiche inclusive e in generale una riflessione su recupero e valorizzazione di questi soggetti “svantaggiati”.
Attraverso l’Agricoltura Sociale, un’impresa agricola oggi può impiegare manodopera a “bassa contrattualità” per portare avanti progetti di inclusione lavorativa fondati su solidarietà e un grande amore per la persona umana. Dobbiamo immaginarci percorsi nuovi in azienda, tali da poter coinvolgere soggetti che da utenti di terapie costruite a contatto con la natura e con gli elementi aziendali, possono talvolta divenire attori produttivi con salario e una piena dignità lavorativa. Ovviamente ogni “storia viaggia a sé”. C’è chi, disabile fisico, trova spazio nella trasformazione dei prodotti e perciò può dare il suo contributo nel laboratorio aziendale o colui che, disabile psichico, viene investito da una responsabilità precisa e con dedizione la porta avanti anche meglio di un normodotato. Ci sono poi, come detto, coloro i quali frequentano l’azienda in un’ottica terapeutica, sfruttando i benefici della pet therapy o dell’ortoterapia o anche attraverso laboratori specifici. Il tutto naturalmente garantito e controllato da equipe specializzate che, nell’idea della rete di competenze, costruiscono un modello efficace di welfare spalmato sul territorio (anche nei luoghi più complessi e difficili). Pensiamo quindi al risparmio di risorse per le casse dello stato e delle amministrazioni locali e che prospettive potrebbe portare uno sviluppo sempre più capillare dell’Agricoltura Sociale. Da uno studio che Campagna Amica sta portando avanti in questi mesi sulla rete di fattorie impegnate in agricoltura sociale della Coldiretti, risulta che il 20% delle aziende si occupa di disabili motori mentre il 40% sui disabili psichici. Il restante 40% si occupa di altri aspetti di agricoltura sociale riconosciuti dalla legge 141/2015 (dipendenze, inserimento lavorativo, immigrati, agriasilo etc.). Sul totale di aziende che si occupano di disabilità, il 18% ospita entrambe le categorie.
Sono migliaia gli utenti che usufruiscono di queste possibilità, a fronte di dati provenienti dall’Osservatorio nazionale della salute nelle regioni italiane. Secondo questo ente la percentuale di donne con disabilità nella fascia d’età 15-44 anni che lavorano è il 20,4% (contro il 46,3% della popolazione femminile per la stessa fascia d’età); mentre gli uomini con disabilità occupati in quella fascia di età sono il 24,8% (contro il 62,7% del resto della popolazione maschile). Se il lavoro restituisce dignità all’individuo, diventa necessario approntare politiche per l’integrazione lavorativa dei disabili, spesso lavoratori produttivi e assolutamente necessari per lo sviluppo economico della nostra società. Questo è anche l’impegno che Campagna Amica vuol mettere in campo sostenendo e monitorando il fenomeno in un’ottica di sussidiarietà arrivando laddove lo Stato non può arrivare. Il grande cuore dell’agricoltura può davvero dare speranza a chi oggi rischia la marginalità, restituendo dignità ad ogni individuo.