16.10.2019
Garantire una dieta sana a una popolazione che, nel 2050, potrebbe raggiungere i 10 miliardi di persone comporta necessariamente delle riflessioni sulle soluzioni praticabili e sul loro impatto ambientale. Segui i nostri consigli
Garantire una dieta sana a una popolazione che, nel 2050, potrebbe raggiungere i 10 miliardi di persone comporta necessariamente delle riflessioni sulle soluzioni praticabili e sul loro impatto ambientale.
Si può produrre più cibo sfruttando nuove terre o rendendo più produttive quelle già utilizzate. Entrambe le soluzioni hanno un forte impatto su un sistema di risorse naturali già ipersfruttato. La prima infatti fa leva sul prosciugamento delle zone umide o sulla deforestazione, mentre la seconda comporta uno sfruttamento intensivo del terreno e un uso massiccio della chimica con gravi conseguenze sulla biodiversità e sull’ambiente in generale. La vera sfida è riuscire a produrre di più inquinando meno.
In questa prospettiva appare evidente che produzione, rifiuti, alimentazione, sostenibilità ambientale non sono questioni separate: un’alimentazione sana deve anche avere un basso impatto ambientale e deve garantire la futura disponibilità di risorse per i nostri figli.
Agricoltori, confezionatori, distributori, consumatori svolgono tutti, nei vari punti della filiera alimentare, un ruolo preciso nel garantire la sicurezza e la qualità del cibo, ma anche il suo impatto sull’ambiente e la sua capacità di nutrire il pianeta in modo sano e sostenibile.
Dal lato della produzione, le migliori pratiche emergenti comprendono misure quali la minore lavorazione del terreno, la riduzione dell’uso di pesticidi e fertilizzanti e la salvaguardia delle risorse idriche. L’agricoltura biologica, ad esempio, invertendo l’impatto dannoso dell’agricoltura su scala industriale, della trasformazione e commercializzazione dei prodotti alimentari, è in grado di fornire una possibile ricetta per una riconversione verso sistemi alimentari che rigenerino i suoli, la biodiversità, l’ambiente e la nostra salute.
In tutto il mondo, i piccoli agricoltori e gli orticoltori stanno già attuando un’agricoltura ecologica basata sulla biodiversità: rigenerando il suolo, conservando e selezionando le proprie sementi, forniscono cibo sano e nutriente alle comunità.
Per quel che riguarda la distribuzione, più la filiera è lunga, più i problemi di inefficienza economica e ambientale tendono ad aumentare. Le filiere corte, invece, offrono soluzioni alle emissioni di carbonio, all’impronta ecologica, agli sprechi alimentari e anche a una più equa distribuzione della ricchezza. È per questo che in tutto il mondo, che si tratti di punti di acquisto in piccoli cittadine o villaggi o di mercati contadini in grandi metropoli, la richiesta di un commercio diretto e di prodotti a km zero sta crescendo, perché i consumatori cercano un contatto più immediato con le loro fonti alimentari.
Le scelte alimentari dei consumatori possono dunque avere un impatto significativo sulla sostenibilità ambientale del nostro approvvigionamento alimentare. Secondo una recente indagine Ixè per la maggioranza degli italiani (58%) è ormai norma e consuetudine un’alimentazione genuina e sana, che viene identificata nel consumare molta frutta e verdura (65%), utilizzare l’olio extravergine di oliva (57%), evitare cibi molto lavorati come fritti e soffritti (55%), controllare la quantità di sale (52%) e zuccheri (49%).
Questi accorgimenti coincidono con la dieta mediterranea, stile alimentare che nasce sulla base dei prodotti del nostro territorio, è stata valorizzata anche in chiave scientifica e dal 2010 è stata riconosciuta dall’UNESCO Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. La dieta mediterranea è molto più che un semplice elenco di alimenti. Al di là delle sue proprietà salutistiche, infatti, essa promuove l’interazione sociale, i costumi e le tradizioni locali. Inoltra si fonda sul rispetto per il territorio e la biodiversità, garantendo anche lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri legati alla pesca e all’agricoltura nelle comunità del Mediterraneo.
Il modello dei Mercati di Campagna Amica vuole promuovere tutti questi valori, a favore di una dieta sana e anche di un ambiente più vivibile per tutti. Filiera corta, territorialità, stagionalità, ecosostenibilità, convivialità intorno al cibo “giusto”, tradizioni locali sono tutti aspetti che fanno da contorno all’attività del fare la spesa rendendola un atto più consapevole e capace di generare un cambiamento molto più che individuale.
Il decalogo per migliorare la nostra alimentazione